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Al giorno d’oggi, purtroppo, sono sempre di più le coppie che si separano e che cercano di capire come affrontare un divorzio.
Dover affrontare una rottura è sempre stato difficile, ma per un matrimonio lo è ancora di più.
Anche se riconosciamo che quel rapporto non va più bene e che qualcosa ormai si è rotto, la fine di una relazione rimane dolorosa in quanto si affronta una vera e propria perdita, non solo del rapporto, ma anche dei sogni e dei progetti che si condividevano con il partner.
Tutte le relazioni iniziano nel migliore dei modi, con tanta eccitazione, sogni e speranza per il futuro ma quando, purtroppo, falliscono si sperimenta una delusione, stress e dolore.
Questo avviene soprattutto dopo un periodo medio-lungo in cui le nostre abitudini si sono modificate in funzione della presenza dell’altro.
La rottura ci fa catapultare in una situazione del tutto nuova, in un territorio inesplorato.
Tutto cambia: la routine, le responsabilità verso la gestione della casa, i rapporti con la famiglia e con gli amici.
La fine di una relazione porta con sé l’incertezza per il futuro. Il cambiamento fa paura.
Se anche tu sei una di quelle persone che sta cercando di affrontare un divorzio e vuole saperne il più possibile, questo articolo fa per te!
Analizzeremo passo dopo passo che cos’è il divorzio, la legge che lo disciplina, come funziona in Italia, i tempi e i costi, la differenza tra separazione e divorzio ed il divorzio breve.
Divorzio consensuale: cos’è e che effetti produce
In certi casi la coppia arriva assieme ad una determinata decisione, senza troppi conflitti.
Si arriva ad un punto in cui la passione e il desiderio di stare assieme svaniscono, anche se il rispetto reciproco rimane. Senza dubbio non è sempre facile arrivare ad una consapevolezza di questo tipo, quando si deve fare i conti con il fallimento di un progetto di vita.
Separarsi è un evento traumatico per chiunque, uomini o donne. La separazione comporta scelte difficili, che vengono valutate con attenzione soprattutto quando sono coinvolti i figli.
Proprio i figli sono, talvolta, coloro che spingono i partner a ricostruire il rapporto. Ma in certi casi separarsi è inevitabile ed è la scelta migliore.
Ma vediamo insieme che cosa significa divorzio consensuale.
Che cos’è il divorzio consensuale?
Il divorzio consensuale è un modo molto più semplice e rapido di porre fine al matrimonio rispetto alla classica causa in tribunale. Si basa sul presupposto che, se nella coppia esiste un buon rapporto, o almeno la volontà di non litigare, lo Stato permette loro di risolvere la questione più facilmente.
Per porre fine ai vincoli matrimoniali, si può ricorrere alla negoziazione assistita o alla pratica in Comune, dopo soli 6 mesi dalla separazione consensuale, come previsto dalla nuova legge sul divorzio breve, di cui parleremo più avanti.
Nel secondo caso non è, però, possibile discutere dell’affidamento dei figli, il mantenimento e l’assegnazione della casa coniugale.
Quando una coppia pone fine al proprio matrimonio, si possono verificare diverse situazioni, a seconda del rapporto che riescono a mantenere i coniugi anche in un momento così difficile e particolare della loro vita.
Sicuramente la consultazione di un avvocato divorzista è essenziale per evitare conflitti e proteggere l’eventuale prole.
Cosa cambia tra divorzio consensuale e giudiziale?
Il divorzio congiunto è una procedura giudiziaria con cui si persegue l’obiettivo dello scioglimento del matrimonio.
La “peculiarità” di questa procedura rispetto ad altre che hanno lo stesso obiettivo riguarda il fatto che questa è avviata con il consenso di entrambi i coniugi, dopo aver stabilito di comune accordo le condizioni che dovranno regolare la fine del proprio vincolo coniugale (come, ad esempio, la gestione dei beni comuni, l’assegno divorzile, le visite ai figli e così via)
Il divorzio giudiziale invece, si riferisce a un procedimento volto a porre fine agli effetti del matrimonio avviato tramite un ricorso di uno solo dei due coniugi, anche se l’altro non vi acconsente.
In altre parole, ha luogo generalmente quando i coniugi non riescono a trovare un accordo sulla “gestione” finale del matrimonio e dei suoi effetti.
Si tratta di una procedura simile a quella della separazione consensuale: anche in questo caso la formalizzazione dell’accordo richiede il preventivo consenso dei coniugi.
Come ci si sente dopo il divorzio
Secondo Bohannan, ogni coppia attraversa un percorso di sei stadi paralleli. Il mancato superamento di uno stadio può produrre problematiche psicologiche di vario tipo ed entità.
- Divorzio emotivo: è il momento in cui la relazione di coppia inizia a logorarsi e che precede la decisione della separazione. È caratterizzato da un profondo senso di dolore e angoscia e da due fasi distinte: Fase del ping-pong: nella quale si oscilla tra momenti di aggressività e riappacificazione. Point of no-return coniugale: fase in cui si acquisisce la certezza che l’unione comporta più svantaggi che vantaggi.
- Divorzio legale: coincide con la presa di contatto con un avvocato. Si ricorre al sistema giuridico per definire sia le questioni patrimoniali che l’affidamento dei minori. Il procedimento giudiziario viene spesso percepito dai due partner, secondo una logica accusatoria e sanzionatoria.
- Divorzio economico: riguarda le questioni della suddivisione dei beni, delle proprietà e del mantenimento dei figli. In questa fase la realtà emotiva della rottura diventa concreta e vera.
- Divorzio genitoriale: è la fase in cui avviene la ridefinizione della relazione genitoriale e della gestione dei ruoli genitoriali. In questo stadio la coppia mette fine al ruolo coniugale ma continua a mantenere il ruolo genitoriale, è importante dunque gestire al meglio questo stadio perché è decisivo per il sano equilibrio psicologico dei minori nel periodo di post-separazione. Questa fase ha strette interferenze con il divorzio economico, poiché attira rancori e desideri di vendetta e rappresenta l’unico motivo di contatto tra le parti e l’ultima possibilità di ferirsi. E’ la fase in cui ogni minimo episodio di discordia può riaccendere il conflitto.
- Divorzio sociale: prevede la rottura o l’indebolimento di alcuni rapporti significativi con la famiglia di origine del partner, o con amici comuni.
- Divorzio psichico: avviene quando si realizza la “separazione di sé dalla personalità e dall’influenza dell’ex coniuge”. Si impara a vivere senza l’altro, valutando sé stessi come indipendenti. Se si resta bloccati in questa fase, si corre il rischio di rimanere legati all’ex partner che si ritiene responsabile del fallimento della propria vita e ci si preclude la possibilità di legarsi a nuovi partner.
Se ti interessa il tema, leggi anche questi articoli:
- Come superare un divorzio o una separazione
- Come gestire la separazione genitoriale
- Matrimonio finito: stare insieme per i figli?
Il divorzio in Italia: i tempi e i costi
Per divorzio si intende il sistema legale di scioglimento di un matrimonio civile celebrato in Comune, davanti all’Ufficiale di Stato civile.
Questa procedura pone fine anche agli effetti civili del matrimonio concordatario, celebrato in Chiesa, ma trascritto nei registri dello stato civile.
Inoltre, il termine divorzio non è presente in nessuna norma di legge, ma viene usata con il significato di scioglimento legale del matrimonio.
Ma per la Chiesa non ha effetti. Questo perché il sistema della Chiesa ortodossa non riconosce alcuna causa di scioglimento del matrimonio, ad eccezione della morte di uno dei coniugi e della sentenza di annullamento del matrimonio.
In precedenza, abbiamo analizzato i diversi tipi di divorzio e le fasi che ogni coppia affronta dopo esso. In questa parte affronteremo come si ottiene il divorzio in Italia, la sua durata e dei costi.
I tempi del divorzio
I tempi del divorzio dipendono dalla procedura scelta. In primo luogo, occorre precisare che se i coniugi sono già separati bisogna attendere quanto segue:
- In caso di separazione consensuale, almeno 6 mesi dalla data di comparizione dei coniugi davanti al Presidente;
- In caso di separazione giudiziale, almeno 1 anno dalla data di comparizione
I tempi saranno ridotti se, dopo l’avvio del procedimento, i coniugi raggiungono un accordo sulle condizioni di separazione. In questo caso, se le parti hanno optato per il divorzio congiunto in Tribunale bisogna attendere solo l’udienza di comparizione davanti al Presidente.
Le tempistiche in questo caso dipendono dal carico di lavoro del Tribunale competente (in genere da 1 a 6 mesi).
I tempi del divorzio si allungano notevolmente nel caso di quello contenzioso. In questo caso, non essendoci un accordo, spetta al Giudice decidere come regolare il rapporto coniugale dopo il matrimonio, come esito di un processo in cui dovrà sentire testimoni e valutare la reale situazione delle parti.
In genere, i processi di divorzio hanno una durata di almeno 18 mesi, ma possono durare anche più a lungo.
I costi del divorzio
Mettere la parola fine ad un matrimonio può essere molto costoso.
Il costo maggiore non è quello del procedimento in sé, ma quello del successivo mantenimento del coniuge economicamente svantaggiato.
Se il divorzio viene ottenuto in Comune dopo una separazione consensuale, il suo costo è di soli 16 euro, ovvero la tassa da pagare all’ufficio dello stato civile.
Se invece, viene ottenuto tramite un avvocato il costo è sicuramente maggiore. Le spese legali possono variare da 1.500 a 3.000 euro a seconda dell’onorario dell’avvocato.
Divorziare in Tribunale è decisamente più costoso. I coniugi devono sostenere diverse spese:
- il contributo unificato (43 euro in caso di divorzio consensuale e 98 euro per quello giudiziale);
- spese legali: dipendono dalla durata e dalla difficoltà del procedimento e possono superare i 5.000 euro (salvo la possibilità di beneficiare del gratuito patrocinio);
- le spese processuali a carico del coniuge che perde la causa che variano da 1.500 a 4.000 euro.
Ma, come anticipato, il vero costo deriva dal divorzio, perché chi dei due coniugi ha un reddito più elevato è tenuto a versare:
- all’ex coniuge l’assegno divorzile, nonché il mantenimento.
- ai figli, se presenti, un assegno di mantenimento ed il 50% delle spese straordinarie.
Questi importi variano a seconda del reddito dei coniugi, del tenore di vita che la coppia aveva durante il matrimonio e ad altre variabili rimesse alla discrezionalità del giudice come lo stato di salute e l’età di figli ed ex coniuge.
La legge sul divorzio in Italia
Questa legge entrò in vigore il 18 dicembre del 1970, e venne promulgata dal Capo dello Stato lo stesso giorno dall’approvazione, caso unico nella storia della Repubblica.
Poiché la legge non fu approvata all’unanimità e fu osteggiata dal partito di maggioranza relativa, negli anni seguenti fu organizzato un movimento politico, sostenuto anche dai partiti che si erano opposti all’introduzione della legge, per promuovere un referendum abrogativo, con l’obiettivo di far abrogare la legge 1º dicembre 1970, n. 898.
Nel 1974 la maggioranza si espresse per il mantenimento dell’istituto (59,3% a favore, 40,7% contro).
Con la legge n.74 del 6 marzo 1987 viene ridotta da 5 a 3 anni il periodo di separazione coniugale prima di accedere al divorzio, diventando con la legge numero 55 del 6 maggio 2015, un anno in caso di separazione giudiziale, e sei mesi in caso di separazione consensuale.
Secondo la legge italiana il divorzio è definito come scioglimento del matrimonio e, nel caso di matrimonio religioso, come sospensione degli effetti civili del matrimonio.
Una caratteristica dell’ordinamento italiano è che, salvo rare eccezioni, come cause penali, inconsumazione o sentenza di mutamento di sesso, per poter divorziare è necessaria una separazione di almeno sei mesi in caso di divorzio consensuale e di almeno un anno in caso di divorzio giudiziale.
Questa scelta è dovuta al fatto che in Italia molte coppie hanno residenze anagrafiche separate per motivi fiscali o professionali, non legate a una crisi del rapporto matrimoniale. Inoltre, il legislatore ha voluto scoraggiare la possibilità di frodi.
Per questo, a differenza di quanto previsto in altri ordinamenti come quello tedesco, norvegese e canadese, non è sufficiente essere separati da un certo periodo, ma è necessaria la separazione titolata (giudiziale o consensuale).
Differenza tra separazione e divorzio
C’è differenza tra divorzio e separazione? Molte persone tendono a confondere il divorzio con la separazione. Ma in realtà le due procedure, pur essendo correlate, sono molto diverse.
La separazione legale è quel procedimento che consente ai coniugi di sospendere temporaneamente alcuni obblighi derivanti dal matrimonio e di vivere separati in vista o di una riconciliazione o di una rottura definitiva che verrà sancita con il divorzio.
Il divorzio, quindi, è l’unico istituto che può porre definitivamente fine al matrimonio.
Pertanto, durante la separazione la coppia è ancora considerata sposata ed il matrimonio ancora in essere. Solamente dopo la separazione è possibile avviare la procedura di divorzio.
In conclusione, se i coniugi non si amano più, per divorziare devono prima separarsi e devono essere trascorsi almeno sei mesi dalla separazione consensuale ed un anno da quella giudiziale.
Il divorzio breve
In Italia il divorzio breve è stato introdotto nel 2015, insieme alla separazione breve. Questa nuova legge ha permesso di ridurre notevolmente i tempi per lo scioglimento del matrimonio tra i coniugi che ora può essere realizzato in soli 6 o 12 mesi. Infatti, passiamo dai 3 o 5 anni ai soli 6 o 12 mesi. Si tratta di un cambiamento davvero notevole.
Questa riduzione dei tempi è stata una svolta importante per molte persone. Il divorzio breve oltre a essere rapido è sicuramente anche meno costoso.
Con l’introduzione della legge sul divorzio breve, inoltre, sono stati apportati dei cambiamenti in merito alla separazione consensuale, alla separazione giudiziaria e allo scioglimento della comunione.
Se la separazione consensuale era stata precedentemente concordata, la coppia può divorziare già dopo sei mesi.
Se invece la separazione è avvenuta in tribunale, il termine decorre dal giorno della firma dell’accordo di separazione davanti all’ufficiale dello stato civile o agli avvocati.
Infine, se la separazione è stata giudiziale, il divorzio viene concesso entro un anno e decorre dal giorno in cui la coppia compare davanti al Presidente del Tribunale.
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Nicole, studentessa di Marketing, comunicazione aziendale e mercati globali presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Sono un'appassionata di sport, viaggi e cibo.
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