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La violenza nel rapporto di coppia non si manifesta solamente nella maniera più classica e conosciuta come violenza fisica, ma anche in altre modalità come violenza psicologica e violenza economica.
La violenza psicologica è la tipologia di violenza più complicata da riconoscere sia per la vittima che per i soggetti terzi intorno alla coppia.
In questo articolo approfondiremo diversi aspetti per comprendere il fenomeno della violenza psicologica, partendo dalla definizione della questione e il profilo del manipolatore, per arrivare alle modalità e strumenti utili per combatterla.
Profilo di chi fa violenza psicologica
Colui o colei che commette violenza psicologica viene denominato “maltrattatore psicologico” o “soggetto maltrattante” e solitamente coincide con la figura dell’uomo medio, che ha valori tradizionali ed è cresciuto in un contesto di stereotipi maschilisti; tutto ciò deriva dai media e dalla società moderna.
I dati supportano questa tesi, ma negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno di violenza psicologica esercitato sugli uomini da parte delle proprie partner.
In uno studio condotto dalle università di McGill, Minnesota e Rochester sono stati esaminati più di 2.000 bambini di età compresa tra i 5 e 13 anni, i quali furono seguiti all’incirca per 30 anni.
Questo studio mostra che l’abuso psicologico lascia impronte intrinseche quanto la violenza fisica.
I fanciulli vittime di abusi emotivi mostrano i medesimi problemi psicologici di coloro che ricevono torture fisiche. Il maltrattatore psicologico tenta di controllare e domare la sua vittima con tecniche di manipolazione.
Le peculiarità che circoscrivono il profilo di chi fa violenza psicologica sono le seguenti:
- Personalità inflessibile: solitamente, gli aggressori hanno pensieri fuorvianti sui ruoli sessuali, considerando l’altro genere (in caso di uomo e donna) inferiore, e giustificano con ciò l’abuso di violenza. Il maltrattatore psicologico è una persona rigida ed intollerante che non rispetta le opinioni e le decisioni degli altri; infatti, dalle ricerche effettuate si nota una persona piena di pregiudizi e stereotipi. Essendo una persona rigida, il soggetto maltrattante non si adatta alla critica, si parla di “persona poca auto-critica”, che considera ogni cosa che gli viene detta come un attacco personale.
- Incapacità di problem solving: l’inflessibilità cognitiva del maltrattatore rende la persona inabile nell’apprendere o trovare soluzioni ai propri problemi. Non prende in considerazione le opinioni altrui e spesso utilizza la critica distruttiva, perché il suo obiettivo è denigrare gli altri. Tutto ciò denota una difficoltà di comunicazione.
- Autoritarietà e necessità di controllo: la mancanza di assertività porta ad assimilare l’opinione degli altri come incorretta in qualsiasi istanza; il soggetto maltrattante cercherà di controllare tutto e tutti fino a soffocarli emotivamente tramite forti atteggiamenti di gelosia e controllo. Solitamente, si tratta di persone che soffrono di frustrazione.
- Bassa autostima: il maltrattatore psicologico tende a sottomettere il partner per sentirsi importante, tutto ciò per nascondere la sua insicurezza sviluppatasi sin dall’infanzia.
- Assenza di autocontrollo ed empatia: colui (o colei) che fa violenza psicologica ha uno scarso controllo e conoscenza delle proprie emozioni, soffre di “labilità emotiva”. Le vittime vivono in un ambiente di costante incertezza e ansia, perché questa persona può passare dall’essere di buono umore e pacato al sentirsi imbestialito e furioso. Il maltrattante è privo di qualsiasi forma di empatia ed è insensibile.
- Bugie seducenti: i soggetti maltrattanti sono abili manipolatori, utilizzano menzogne e false promesse per persuadere il partner. Sono specialisti della manipolazione emotiva, di solito, si presentano nei primi tempi come una persona premurosa e affascinante seducendo il partner , facendo pensare alla vittima di aver trovatola persona giusta,per poi avere un comportamento autoritario.
- Dipendenza emotiva: spesso, i maltrattatori psicologici, non avendo amicizie al fuori della relazione, si concentrano totalmente sul partner con un approccio opprimente nei suoi confronti.
Cos’è la violenza psicologica?
La violenza psicologica è una delle molteplici forme nella quale può manifestarsi la violenza all’interno del rapporto tra i partner, solitamente da parte di uno solo dei membri della coppia, che generalmente cerca di nascondere l’abuso agli occhi altrui e a sé stesso.
Questa tipologia di violenza, a differenza di altre, non è visibile; quindi, non lascia segni evidenti sul corpo della vittima, come le violenze sessuali o fisiche.
La violenza psicologica può avvenire in diverse modalità, le principali azioni possono essere: offese, accuse, mancanza di rispetto, svalutazione continua, menzogne, ricatti e il controllo ininterrotto della vita del partner senza lasciargli la libertà di espressione.
Questi comportamenti variano di intensità e frequenza, possono essere a grandi linee evidenti, ma in ogni caso non si palesano in un singolo accadimento.
Infatti, la violenza psicologica ha carattere ricorsivo, tende ad evolversi durante il periodo della relazione fra i partner, in cui gli atti di prepotenza si danno il cambio a momenti di serenità ed intesa.
Gaslighting: come imparare a riconoscerlo
Si tratta di una manipolazione psicologica che durante un lasso di tempo prolungato induce la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri pensieri, la propria percezione della realtà o dei ricordi, e porta a confusione, perdita di sicurezza e autostima, incertezza delle proprie emozioni e salute mentale: questa è la definizione del dizionario Merriam-Webster.
Dalla definizione appena citata si deduce che questa tecnica di manipolazione mentale ha la finalità di far dubitare la vittima di sé stessa e della sua sanità mentale.
Il gaslighting si manifesta anche attraverso la negazione che determinati episodi siano mai accaduti, come ad esempio episodi di maltrattamento.
Il gaslighter è colui che pratica questa violenza psicologica; questa persona viene identificata come un manipolatore. Può avere diverse caratteristiche, ad esempio: comportamento narcisista, passivo aggressivo o violento.
Chi compie atti di gaslighting appare come una persona astuta e perspicace, capace di leggere in anticipo l’atteggiamento delle sue vittime ed in grado di fornire messaggi positivi o negativi, a seconda del suo piano.
L’obiettivo del manipolatore è di ridurre in uno stato di profondo sconforto le proprie vittime, di sottometterle e creare un rapporto basato sulla dipendenza.
Il gaslighter potrebbe agire attraverso la messa in scena di situazioni atipiche, strambe, con la finalità di disorientare e confondere la vittima.
Il gaslighting è un mezzo proficuo per il gaslighter di controllare la vittima. Solitamente, avviene in modo graduale, cosicché la vittima percepisca ogni evento come singolare e non si renda conto di esser manipolata e controllata.
Le principali tecniche di gaslighting sono:
- Usare ciò che ti è caro come mezzo per attaccarti: i manipolatori che attuano questa tecnica conoscono approfonditamente la vittima; infatti, si servono del gaslighting per attaccarla nei suoi punti deboli. Per esempio, nel caso in cui tu tenga particolarmente ad una determinata persona o hobby, il tuo partner manipolatore potrebbe cercare di sminuire il rapporto con frasi come: “ti usa solo per soldi”, “non sei capace di far niente”, “sei un incapace”.
- Negare di aver detto qualcosa: i gaslighter negano all’infinito anche davanti all’evidenza, questo porta a mettere in discussione i fatti e a far dubitare la vittima di sé stessa.
- Portare la vittima gradualmente all’usura: avviene in modo graduale, il manipolatore, giorno dopo giorno, tra una bugia e l’altra, degrada sempre più la vittima, fino a farla impazzire.
- Dire che tutti gli altri mentono, tranne lui: il manipolatore ti farà dubitare giorno dopo giorno della tua realtà e delle persone che ti circondano, dicendo che tutti mentono.
- Le azioni dei manipolatori non seguono le loro parole.
- Persuasione della vittima attraverso espressioni graziose ed amorevoli: la destrezza del manipolatore sta nel confondere il partner passando da espressioni maligne e spregevoli a parole dolci, e supportando la vittima nei momenti di bisogno. È una tecnica efficace per il gaslighter per destabilizzare e far dubitare la vittima della realtà dei fatti.
- Dire bugie senza alcun tipo di limitazione.
La violenza psicologica è reato?
La violenza psicologica è reato anche se non prevista dal Codice penale come una fattispecie autonoma. All’interno del Codice penale italiano ci sono diversi articoli che riguardano la violenza psicologica: questi articoli sono atti a regolamentare le pene previste per chi commette questi atti di violenza.
I reati che si possono definire quando un soggetto infligge una violenza psicologica sul partner con dolo, ossia in maniera volontaria ed intenzionale sono i seguenti:
- Maltrattamenti familiari (ex art.572 del Codice penale): questo articolo si riferisce al maltrattamento all’interno delle mura domestiche nei confronti della moglie/marito o del partner con violenze fisiche o psicologiche, le pene previste dall’ordinamento giuridico italiano partono da 1 a 5 anni di reclusione.
- Lesione personale (art.582 del Codice penale): questa norma riporta sia le forme di danno a livello fisico che psichico, le pene vanno da 3 mesi fino a 3 anni di reclusione nel caso di accertata colpevolezza. Per lesione psichica o fisica si intende una qualsiasi lesione che procuri una prognosi superiore ai 20 giorni.
- Aggravanti della lesione personale (art.583 del Codice penale): questo articolo viene applicato quando la colpa accertata è più grave rispetto all’articolo precedente, le pene variano da 3 fino a 7 anni di reclusione. La gravità è stabilita dal periodo di prognosi.
- Minaccia (art.612 del Codice penale): questo articolo è collegato in riferimento sia alla violenza verbale che psicologica, nel caso in cui avvengano minacce verbali effettuate con armi o minacce verbali tali da intimidire profondamente la vittima.
- Atti persecutori o stalking (art.612 bis del Codice penale): è una forma di violenza psicologica che si è diffusa negli ultimi anni, prevede una pena da 6 mesi fino a 4 anni di reclusione. Questa violenza consiste in atti persecutori e perpetrati nel tempo, minacce e molestie, tali da condizionare le scelte di vita della vittima.
- Violenza privata (art.610 del Codice penale): la violenza privata riguarda la violazione della libertà personale del partner e prevede pene fino a 4 anni di reclusione.
Reagire alla violenza psicologica è possibile
Per quanto tempo devi sopportare questa oppressione della tua personalità? Perché essere giudicato e riempito di insulti, menzogne e umiliazioni?
Reagire alla violenza psicologica non è facile, soprattutto quando a farla è il tuo partner, con il quale hai un forte legame affettivo. Prima o poi, è necessario che la vittima esca da questo buco nero per ritrovare felicità e serenità nella propria vita.
Il cammino necessita di tempo, forza e consapevolezza da parte della vittima; il primo passo sicuramente sarà l’atto di riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto.
Ecco, alcuni step da intraprendere per combattere il fenomeno della violenza psicologica:
- Ammettere il problema ed affrontarlo, stabilendo i confini oltre i quali non si è disposti ad andare.
- Chiedere aiuto, costruendo una rete di supporto e sicurezza. Non è sinonimo di debolezza, ma di coraggio e consapevolezza, così da trovare aiuti per elaborare il trauma e, con il tempo, acquisire strategie di difesa psicologica. Un passaggio cruciale è riprendere i contatti con chi ami (familiari, amici).
- Concentrarsi su sé stessi e rendersi una priorità, prendendosi cura delle proprie esigenze.
- Migliorare l’autostima, riconoscendo il proprio valore. Diventa amico di te stesso.
- Trovare (o ritrovare) un hobby e coltivarlo, in modo da tener occupata la mente. Alcuni esempi possono essere l’iscrizione in palestra a qualche corso di zumba o pilates.
- Costruire una “exit strategy”, una strategia di uscita per lasciare la relazione così che ti possa permettere di abbandonare il senso di responsabilità per il tuo molestatore, tutto ciò per ritrovare sé stessi.
Nel caso in cui si presenti uno dei reati citati nel paragrafo antecedente, la vittima ha il dovere di denunciare il partner. La denuncia può essere effettuata in due diverse modalità:
- In forma orale, contattando il 112 ossia il numero unico delle emergenze.
- In forma scritta, dirigendosi presso gli uffici delle Forze dell’Ordine (Polizia di Stato, Carabinieri) e compilando il modulo apposito. La compilazione del modulo è assistita da un assistente.
I reati di maltrattamenti familiari, lesione personale, minaccia e violenza personale hanno la prescrizione; infatti, non bisogna aspettare troppo tempo per denunciare, visto che dopo soli 3 mesi tutte le accuse decadono. Mentre, per il reato di stalking il termine della prescrizione è di 6 mesi dal compimento dell’atto illecito.
La violenza psicologica, nonostante non sia visibile come la violenza fisica, può essere provata attraverso:
- Registrazione di chiamate o sms.
- Foto.
- Testimonianze di persone fidate (amici, familiari).
- Registrazioni audio e video che riprendono i comportamenti dell’aggressore.
Consigli di lettura per approfondire l’argomento “violenza psicologica”
Ecco alcuni libri per approfondire il tema trattato ed avere ulteriori input sul fenomeno della violenza psicologica.
- La violenza psicologica: un abuso che non si vede di Mina Rienzo.
- La violenza psicologica nella coppia: cosa c’è prima di un femminicidio di Monica Bonsangue.
Per chi volesse scavare ancor più a fondo riguardo a questa tematica, vi consiglio di guardare il seminario di Cinzia Mammoliti, famosa consulente in ambito criminologico e giuridico.
Dimmi la tua opinione
Mi auguro che questo articolo sia stato utile per comprendere questa forma di violenza, il mio consiglio è sempre di orientarsi verso un professionista in grado di aiutarti in questo lungo percorso, nel caso in cui tu sia la vittima del tuo partner.
Ora è il tuo turno, se vuoi parlarne, scrivi un commento nella casella sottostante nella quale spieghi come ti sei reso/a conto di essere vittima di violenza psicologica, e soprattutto se hai capito come uscirne.
Studente di Scienze dell'Organizzazione presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Sono un aspirante influencer ma con ancora scarsi risultati. Sono una persona determinata, intraprendente, solare e semplice.
Mi piace viaggiare, stare in compagnia e giocare a pallavolo.
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