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Gaslighting: come riconoscerlo in 5 comportamenti tipici
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Hai mai sentito parlare di Gaslighting?
Ci sono tanti tipi di relazione, ma alcune vengono definite “tossiche” per la presenza di violenza psicologica o fisica. Non sempre però chi vive in prima persona queste relazioni si rende conto di star subendo una vera e propria violenza.
In questo articolo andremo a vedere quali sono le principali tecniche di manipolazione mentale, analizzeremo il fenomeno del Gaslighting e ti darò dei consigli su come uscire da una situazione di violenza psicologica.
Le principali tecniche di manipolazione mentale
Partiamo dalle basi: cosa significa manipolazione mentale?
Quando parliamo di manipolazione mentale ci riferiamo a tutte quelle tecniche subdole che una persona usa per indurre altre persone a compiere azioni, talvolta contro la loro volontà.
Il manipolatore ha come obiettivo quello di soddisfare i propri bisogni, anche a discapito degli altri.
La manipolazione emotiva però può essere sia volontaria che involontaria.
In questo ultimo caso rientra ad esempio il comportamento passivo-aggressivo, che per quanto possa risultare innocuo, in realtà spinge l’altra persona a provare un senso di colpa e a soddisfare la richiesta del manipolatore.
Ma in questo articolo vorrei parlare di quelle tecniche volontarie, che molto spesso le vittime non sanno di star subendo.
L’obiettivo di chi esercita manipolazione mentale è quello di far sentire debole l’altra persona, di farla sentire in colpa e di sottometterla al proprio volere, diminuendo la sua autostima.
Vediamo quali sono le cinque tecniche tipiche della manipolazione mentale con cui possiamo riconoscere un manipolatore:
1. Addossare la colpa all’altra persona
Quello che comunemente chiamiamo “rigirare la frittata”, ovvero il manipolatore incolpa l’altra persona per errori che ha commesso lui stesso, facendola risultare colpevole. In questo modo egli riesce a vincere tutte le discussioni.
2. Usare le parole per confondere
Il manipolatore riesce a sviare discorsi scomodi interrompendo l’interlocutore, spesso con monologhi in cui reinterpreta il pensiero dell’altra persona senza darle la possibilità di chiarire la sua posizione. In questo modo ha il controllo sul discorso, confonde l’interlocutore alterando la realtà e lo fa sentire in colpa.
3. Usare il silenzio come punizione
Quando non riesce a vincere una discussione, il manipolatore rimane in silenzio e ignora l’altra persona, facendola stare male per non essersi sottomessa alla sua volontà. La vittima si sente invisibile, ignorata e impotente di fronte al suo silenzio.
4. Fare il finto buono
Esistono manipolatori molto subdoli, che fingono di essere amichevoli e di sostenere le loro vittime quando raggiungono dei traguardi, ma che in realtà in queste occasioni cercano sempre di distruggere una parte della loro gioia.
5. Reagire male a un’opinione diversa dalla sua
Egli non ama essere contraddetto. Se qualcuno si azzarda ad affermare qualcosa di diverso da ciò che pensa lui, ad avere un’opinione diversa dalla sua, è molto probabile che reagisca male e che diventi aggressivo.
Ora che abbiamo visto cinque tra le più diffuse tecniche di manipolazione emotiva, vediamo più nello specifico il Gaslighting: cos’è, esempi e come riconoscere un gaslighter.
Gaslighting: cos’è?
Innanzitutto diamo una definizione di Gaslighting:
una serie di comportamenti manipolatori – come fornire false informazioni o negare ciò che si è appena affermato – volontariamente attivati per minare la fiducia di base della vittima, la cui memoria e giudizi di realtà saranno sconvolti con grave pregiudizio per l’equilibrio mentale.
Questa tecnica di manipolazione è dunque finalizzata al far dubitare la vittima di sé stessa e della sua stessa sanità mentale.
Il termine deriva da un’opera teatrale degli anni ’30 chiamata “Gaslight”, che fu poi adattata al grande schermo negli anni ’40.
Quest’opera raccontava di una coppia in cui il marito cercava di portare alla pazzia la moglie facendo dei piccoli cambiamenti in casa, come ad esempio affievolire la luce delle lampade a gas (da qui il nome). Quando poi la moglie si accorgeva di queste piccolezze, il marito affermava che fosse lei a ricordarsi male, distorcendo la realtà e facendole credere di star inventando delle cose.
Il gaslighter opera proprio in questo modo: mette in dubbio ogni convinzione della vittima con l’obiettivo di degradare la sua autostima. La vittima sente di non potersi più fidare delle proprie convinzioni, diventando sempre più dipendente dal suo manipolatore.
Esso si divide in tre fasi attraverso cui il gaslighter porterà la sua vittima alla pazzia:
La prima fase è caratterizzata da un sensazione di comunicazione distorta. Infatti, il manipolatore passa dal cosiddetto “Love Bombing”, in cui riempie di affetto e complimenti la sua vittima, a piccole critiche e commenti negativi. In questa fase la vittima sarà confusa da questi segnali contrastanti, ma non se ne preoccupa più di tanto pensando si tratti solo di fraintendimenti.
Nella seconda fase la vittima capisce che qualcosa non va e cerca di difendersi, essendo ancora abbastanza lucida. Cercherà di instaurare un dialogo con il suo manipolatore, dando il via a una vera e propria missione in cui proverà a cambiare il suo carattere e a fargli capire che ciò che dice non è fondato.
La terza fase è l’ultima ed è quella in cui inizia l’ ascesa verso la depressione. La vittima infatti capisce che non potrà mai cambiare il suo manipolatore, inizia a credere a ciò che lui le dice, a dubitare della propria sanità mentale. Inoltre, lo difenderà davanti a quegli amici e parenti che tenteranno invano di farle intuire che qualcosa non va. In questa ultima fase la vittima è totalmente dipendente da chi la sta manipolando.
Ora che abbiamo fatto un po’ il quadro della situazione, cerchiamo di capire insieme se sei vittima di un gaslighter.
Gaslighting esempi: come riconoscere un gaslighter
Abbiamo visto da dove arriva il termine e la sua definizione, ma vediamo come riconoscere un gaslighter e come capire se siamo vittime di manipolazione mentale.
Come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, l’obiettivo è quello di minare la sanità mentale e l’autostima della vittima per poterla sottomettere.
Questo tipo di manipolazione mentale avviene quotidianamente, fino a far impazzire l’altra persona.
5 tecniche tipiche del Gaslighting
La maggior parte delle volte le vittime di violenza psicologica non sanno di esserlo, per questo è utile saper riconoscere le tecniche più usate da un gaslighter.
Vediamone alcune:
Negare di aver detto qualcosa. Un gaslighter nega anche davanti all’evidenza, in modo che l’interlocutore inizi a dubitare di sé stesso. Non importa se hai le prove che ciò che sta dicendo è falso, lui continuerà a negare all’infinito fino a farti pensare che sia tu a ricordarti male. In questo modo inizierai a dubitare della tua realtà per credere pian piano alla sua realtà. Una frase tipica in questo caso è ad esempio: “non me lo hai mai detto. Te lo sarai immaginato!”.
Usare ciò che ti sta a cuore per attaccarti. Chi attua questa pratica conosce i punti deboli della sua vittima e sa bene dove colpire. Prendiamo il caso in cui ti piaccia il tuo lavoro o tu abbia un hobby a cui tieni particolarmente, un esempio di frase detta da un gaslighter potrebbe essere: “Non sai fare il tuo lavoro” oppure “Ma smettila con quell’hobby, tanto non sei capace”. Un altro esempio potrebbe essere il caso in cui tu tenga particolarmente a una persona (famigliare, amico, ecc.) e il tuo manipolatore ti dica “Tanto per quella persona tu non vali niente.”
Portarti lentamente all’usura. Giorno dopo giorno il gaslighter infila sempre un commento tagliente nel discorso, dice una bugia, svilisce l’altra persona, fino a farla arrivare al suo limite. Porta alla pazzia la sua vittima poco alla volta, senza farglielo capire.
Confonderti con parole dolci. L’astuzia del manipolatore sta proprio nel confondere l’interlocutore facendogli dei complimenti o supportandolo a tratti. Tra un commento maligno e l’altro, ce ne mette spesso uno benevolo. In questo modo l’altra persona si sentirà confusa dal suo comportamento. È un’ulteriore tecnica pensata per farti dubitare della tua realtà.
Dire che tutti ti stanno mentendo. Sa bene che prima o poi qualche persona esterna vicina a te si accorgerà che qualcosa non va, per questo ti dirà che tutti mentono. Così facendo tu ti fiderai solo di lui e inizierai a dubitare di ciò che dicono tutti gli altri, diventando sempre più dipendente dal tuo manipolatore.
Queste sono solo alcuni dei metodi più utilizzati, ma ritengo che siano quelli più evidenti e riconoscibili.
Se hai capito di essere vittima di abusi mentali, vediamo ora come fare per uscirne.
Violenza psicologica: come uscirne
Come abbiamo detto precedentemente, riconoscere una violenza psicologica non è facile, soprattutto da parte della vittima.
Anche quando la si riesce a riconoscere, la violenza non è mai facile da denunciare poiché la maggior parte delle volte è esercitata da famigliari, amici e persone care.
Spesso la vittima sente un bisogno costante di approvazione da parte degli altri e si sente sola, poiché si vergogna o ha paura a raccontare a qualcuno ciò che sta subendo. Inoltre, piano piano chi subisce abusi psicologici inizia a sperimentare un senso di sfiducia nelle persone, chiudendosi in sé stesso.
Tra i disturbi che può provocare questa situazione troviamo l’ansia, lo stress, paura e disturbi del sonno, senza contare che nei casi più gravi si può arrivare anche alla depressione.
Tuttavia, per quanto sia difficile farlo, chiedere aiuto è il primo passo per uscire da questo tipo di situazione e riacquisire la propria libertà. Rivolgersi a una persona cara per chiedere aiuto è dunque importantissimo.
Ancora più importante è contattare uno psicologo o uno psicoterapeuta che ti possa aiutare nel tuo percorso nel modo più adeguato. Molte persone sono riluttanti nel rivolgersi a un professionista in quanto credono che così facendo risulteranno “pazze”.
Ebbene, non è così.
Per quanto la società ci abbia fatto credere che se si va da uno psicologo si è automaticamente “matti”, ricordati che la salute mentale è importante tanto quanto quella fisica.
Se non hai qualcuno con cui parlare, un servizio molto utile è quello del Telefono Rosa. Esso ha un numero attivo 24 ore su 24 dedicato alle violenze (fisiche o psicologiche) con il quale fornisce assistenza psicologica, gruppi di sostegno, assistenza legale e altri servizi.
Il distacco dal manipolatore potrebbe non essere sufficiente. Infatti, questo potrebbe incrementare la dose di violenza o addirittura diventare aggressivo fisicamente.
Se non ti senti al sicuro, ricorda che la violenza psicologica è reato e pertanto si può denunciare. In questo caso puoi recarti dalle Forze dell’Ordine e descrivere i fatti. Nei casi di estrema urgenza la denuncia può essere fatta telefonando al numero d’emergenza 112.
Ricapitolando, se stai vivendo una situazione di violenza psicologica non esitare a chiedere aiuto a qualcuno e a denunciare.
La tua salute mentale è importante e come tale va curata e preservata.
Superare una situazione di violenza psicologica: consigli di lettura
Ti lascio alcuni libri che affrontano questo tema e che potrebbero esserti utili.
Il primo libro che mi sento di consigliarti per approfondire il tema del Gaslighting è questo:
Il secondo libro che ti propongo, invece, tratta il tema della violenza psicologica e del perché la vittima rimane intrappolata in questo tipo di relazione. Inoltre, la versione Kindle è gratuita, quindi ne approfitterei se stai cercando una lettura interessante!
Il terzo e ultimo libro che ti consiglio parla della guarigione da un abuso emotivo, andando a individuare i campanelli d’allarme di una violenza psicologica e a dare consigli su come uscirne. Anche qui la versione per Kindle è gratuita.
Se invece non vuoi impegnarti in una lettura, ma vuoi saperne di più su come riconoscere i segnali di un abuso emotivo, ti consiglio di guardare questo video:
Dimmi cosa ne pensi
Spero con questo articolo ti sia stato utile, anche se ti consiglio di rivolgerti a un professionista nel caso in cui tu sia vittima di abuso psicologico.
Ora però dimmi cosa ne pensi di ciò che hai letto e, se te la senti, raccontami come ti sei reso conto di essere vittima di manipolazione mentale e come hai fatto ad uscire da questo tipo di situazione.
Melania, 24 anni. Studentessa al terzo anno di Comunicazione Interculturale presso l'Università di Milano Bicocca. Amante dei viaggi, delle serie tv, dei libri e del caffè.
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