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Definizione convivenza: significato del termine
Cosa significa convivere?
Convivenza è il termine più utilizzato all’interno di Convivendo.net.
E, ovviamente, non è un caso.
In generale, con il termine Convivenza, ci si riferisce al vivere insieme nello stesso posto (secondo Psicologia della Convivenza. Soggettività e socialità di F. Di Maria), con un senso di appartenenza a qualcosa (ad esempio alla coppia) o almeno con la consapevolezza che l’Altro esiste ed è diverso da noi.
La definizione di Convivenza sulla Treccani dice:
convivènza s. f. [der. di convivere]. – Il convivere, il fatto e la condizione di vivere insieme, in uno stesso luogo: c. familiare, domestica, religiosa; la c. in un collegio, in una pensione; in partic., coabitazione di una coppia non sposata: hanno preferito la c. al matrimonio. Anche, l’insieme di quanti convivono nello stesso ambiente.
Per estens., c. sociale, c. umana, la società degli uomini (e, con riguardo al modo di convivere: la libera c. dei cittadini di uno stato; auspicare una pacifica c. umana, una c. civile di tutti gli uomini).
Foglio di c., modello speciale, generalmente usato nel censimento generale della popolazione, per rilevare i dati relativi alle persone che vivono in collettività, permanenti o temporanee, diverse dalle famiglie (collegi, conventi, caserme, ospedali, prigioni, navi, oppure alberghi, pensioni, ecc.).
Ma come sappiamo la Convivenza è molto di più, vero?
Definizione convivenza more uxorio
Se invece vogliamo essere meno filosofici e più tecnici, troviamo le definizioni giuridiche che fanno riferimento alla convivenza more uxorio (o famiglia di fatto), ossia la convivenza fra due persone (non importa se dello stesso sesso oppure no), in cui esistono affettivi fra le due persone e una condivisione di scopi, spazi e tempi.
Esistono quindi:
- Legami di natura personale, come l’assistenza morale, la coabitazione, la collaborazione nell’interesse comune della coppia, la fedeltà reciproca;
- Ma anche legami di natura patrimoniale, come la collaborazione e l’assistenza materiale (per esempio, la divisione delle spese necessarie per la casa, gli acquisti in comune, il mantenimento del partner più debole economicamente, ecc.)
Nell’ambito del diritto di famiglia, l’espressione “more uxorio” si riferisce ad una convivenza tra due persone che vivono come se fossero sposati, ma senza essere unite in matrimonio.
In questo articolo, ci concentreremo su cosa significhi questo termine e quali sono le implicazioni legali di una relazione “more uxorio”.
Cosa significa “more uxorio”
“More uxorio” è un’espressione latina che letteralmente significa “secondo l’uso matrimoniale”. In pratica, si tratta di una forma di convivenza tra due persone che decidono di vivere insieme come se fossero sposati, senza però contrarre un matrimonio ufficiale. La relazione “more uxorio” può riguardare sia coppie eterosessuali che omosessuali.
Implicazioni legali della convivenza more uxorio
La convivenza “more uxorio” può avere implicazioni legali in diverse situazioni.
Ad esempio, per quanto riguarda il diritto di successione, la persona convivente “more uxorio” può essere considerata come un legittimo erede, in assenza di un testamento che specifichi diversamente.
Inoltre, in caso di separazione, possono essere richiesti alimenti e la divisione dei beni acquisiti durante la convivenza.
La differenza tra “more uxorio” e matrimonio
Sebbene la convivenza “more uxorio” possa somigliare in qualche modo al matrimonio, esistono alcune differenze importanti.
In primo luogo, la relazione “more uxorio” non è riconosciuta legalmente, mentre il matrimonio sì. Ciò significa che i coniugi hanno dei diritti e doveri specifici previsti dalla legge, mentre i conviventi “more uxorio” non li hanno.
Inoltre, il matrimonio comporta una serie di obblighi e di formalità che la convivenza “more uxorio” non richiede.
Ad esempio, per sposarsi è necessario rispettare determinati requisiti, come la maggiore età e l’assenza di impedimenti.
Infine, la legge prevede che la celebrazione del matrimonio debba essere formalizzata da un atto ufficiale.
Convivenza di fatto: diritti e doveri
Prima del 2016 non esisteva una legge che disciplinasse i diritti e i doveri delle coppiedi fatto.
Questo problema è stato in parte risolto con l’introduzione della Legge Cirannà che diede per la prima volta una definizione che valorizza il legame affettivo che unisce due persone maggiorenni che però non sono legate da rapporti di parentela, matrimonio o unione civile”.
Dico solo in parte perché sussistono ancora numerose lacune per quanto riguarda la tutela dei conviventi.
Innanzitutto, la convivenza di fatto è quell’istituto che riguarda tutte le coppie che pur non avendo intenzione di contrarre matrimonio o di unirsi civilmente desiderano formalizzare la propria convivenza.
Si formalizza solo tramite una dichiarazione all’anagrafe civile del Comune di residenza con la quale la coppia dichiara di vivere nello stesso Comune e di coabitare nella stessa casa.
Dalla convivenza di fatto comunque derivano alcuni diritti e doveri, quali: assistenza morale e materiale, diritto del convivente a vedersi riconosciuta una partecipazione agli utili, ecc.
A differenza del matrimonio, i conviventi di fatto per poter scegliere il regime della comunione dei beni devono necessariamente stipulare un contratto di convivenza, un atto pubblico notarile o una scrittura privata autenticata, nella quale oltre all’indicazione del regime patrimoniale potranno essere indicate altre informazioni.
Il convivente di fatto non rientra tra tra gli eredi legittimari ossia tra quelli a cui la legge riserva una quota minima sul patrimonio del defunto. Per permettere che il proprio convivente succeda è necessario redigere testamento e istituirlo erede o legatario.
La legge Cirinnà, tuttavia, ha previsto una tutela per i conviventi con riguardo la casa adibita a residenza familiare. È infatti possibile continuare ad abitarci per 2 anni o per un periodo uguale alla durata della convivenza ma in ogni caso mai più di 5 anni.
Nel caso in cui con il convivente superstite convivano figli minori o disabili questi possono rimanerci per altri tre anni. Infine, nel caso di contratto di locazione il convivente in vita succede al contratto stipulato dal de cuius.
La convivenza si scoglie automaticamente d’ufficio quando cessa la coabitazione dei componenti quindi quando uno o entrambi hanno cambiato la residenza.
I diritti e i doveri nel caso in cui termini la convivenza sono diversi, soprattutto per quanto riguarda i figli. Leggendo l’articolo dell’avvocato Cecilia Gaudenzi, potete togliervi molti dubbi: la convivenza di fatto.
Da sottolineare è che comunque due persone, possono decidere di convivere e creare un nucleo famigliare e anche in mancanza di legame formale (un contratto di convivenza o matrimoniale), basando il loro legame sull’affetto, l’amore e l’unione.
Elementi essenziali sono quindi:
- La comunità di vita;
- La stabilità temporale;
- L’assenza del legame giuridico del matrimonio.
Se vuoi approfondire tutti questi aspetti, abbiamo una marea di articoli specifici:
- Convivenza di fatto: diritti e doveri spiegati in 10 minuti
- Contratto di convivenza a 360°: tutto quello che devi sapere
- Andare a convivere: la guida completa e aggiornata
Purtroppo, se cercate in rete, la maggior parte dei riferimenti seri e concreti provengono, paradossalmente, da siti che si occupano di separazioni e divorzi, come quelli che abbiamo indicato tra le nostre fonti. Però sono molto chiari e precisi.
Contratto di convivenza
Ilcontratto di convivenzaè quel contratto attraverso il quale due conviventi possono disciplinare gli aspetti patrimoniali della loro vita di coppia.
I conviventi
- Non devono essere coniugati, uniti civilmente o in un altro contratto di convivenza;
- Devono essere maggiorenni, non interdetti, ed uniti stabilmente da legami affettivi e di coppia nonché reciproca assistenza morale e materiale;
- Non devono essere vincolati da rapporti di parentela, affinità o adozione, matrimonio o precedente unione civile.
Contenuto del contratto di convivenza
Contiene l’indirizzo di ciascuna parte e potrebbe contenere:
- La residenza;
- Le modalità di contribuzione alle necessità comuni, in relazione alle capacità di lavoro professionale o casalingo di ciascuno.
Il contratto diventa nullo nel caso un cui chiunque abbia interesse, mostri:
- Un vincolo matrimoniale, di un’unione civile o di un altro contratto di convivenza;
- Assenza di una reale convivenza di fatto;
- La minore età o l’interdizione giudiziaria di uno dei due contraenti;
- La condanna per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell’altra.
Glieffetti del contratto restano sospesi in pendenza del procedimento di interdizione giudiziale o nel caso di rinvio a giudizio o di misura cautelare.
Ricordati che sul tema bbiamo una guida completa: Contratto di convivenza a 360°: tutto quello che devi sapere
Risoluzione e recesso
Il contratto di convivenzasi risolveper:
- Accordo delle parti;
- Recesso unilaterale;
- Matrimonio o unione civile tra i conviventi o tra un convivente ed altra persona;
- Morte di uno dei contraenti.
Qualora il contratto di convivenza preveda il regime patrimoniale della comunione dei beni, la sua risoluzione determina lo scioglimento della stessa.
Convivenza anagrafica
La convivenza anagrafica è un insieme di persone checonvivono nella stessa casa e hanno la residenza nello stesso Comune per motivi religiosi, di cura, di assistenza, militari, ecc.
Il concetto di convivenza, quindi, è basato su motivi che inducono o costringono un determinato numero di persone a vivere insieme, a prescindere dall’esistenza di particolari vincoli intercorrenti tra loro.
Famiglia e convivenza anagrafica hanno in comune la dimora, mentre si differenziano nel motivo che spingere a vivere insieme: nella prima vi è un vincolo familiare-affettivo, nella seconda la presenza di specifici motivi sociali.
Un esempio di convivenza anagrafica è la cura di una persona anziana, disabile o non più autosufficiente la cosiddetta convivenza anagrafica per assistenza, cioè una particolare forma di convivenza che è disciplinata dalla legge e che consente a chi vi accede digodere di particolari diritti e vantaggi.
Come si dichiara la convivenza anagrafica
Per stabilire una convivenza anagrafica ilresponsabile della convivenzadeve utilizzare l’apposito modulo per istituire una convivenza anagrafica e accogliere le persone che richiederanno di farne parte.
Il responsabile, che solitamente rappresenta il gestore dell’istituto, ha poi l’obbligo di dichiarare l’eventuale chiusura della convivenza e comunicare tutte le variazioni.
Qualche consiglio per convivere
Di seguito vi lascio il link di un libro molto interessante che potete leggere per gestire al meglio la convivenza con il/la vostro/a lui/lei. E soprattutto, è gratis!
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Questo è uno degli articoli storici di Convivendo: è stato pubblicato la prima volta 9 Luglio 2009 alle 09:02 ma è stato aggiornato recentemente con nuovi sviluppi sul tema. Buona lettura!
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